domenica 10 giugno 2007

Il Lavoro...

«Il lavoro è il rifugio di coloro che non hanno nulla di meglio da fare.»
"Oscar Wilde"

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Altro aforismo di Wilde...infinito. E' strano perché ci sono decine di modi di leggerlo. Ci si impiega poco qualcuno potrebbe dire. Beh, dipende - gli si potrebbe rispondere - forse mettendosi gli occhiali da vista non ci si impiega poi così poco. Forse non si finisce mai di leggerle quelle due righe scarse, 15 parole.
E quanta verità in quella frase. 15 parole in grado di mettere in discussione L'integrità quante vite intere.
Frase che è la versione elegante "chi lavora per vivere e chi vive per lavorare" ma che si protrae proprio all'INFINITO.
Quanto mi spaventa il lavoro, non tanto perché scarseggia la voglia di dedicarsi ad una attività, quanto perché non riesco ad abbandonarne molte altre, i miei sogni, ciò che mi tiene in vita e mi dà felicità. Lo sento stretto, una alienazione dell'individuo, nel mio caso.
Non so se ti/vi è mai capitato ma io vado in crisi quando qualcuno mi chiede che lavoro faccio, generalmente la seconda domanda dopo il banale "come va?".
Forse sto rubando troppo spazio :-)

Emilia ha detto...

Non sei l'unico a cui spaventa il lavoro... non per niente sono in una crisi proprio da quando ho iniziato a lavorare proprio per gli stessi motivi che tu hai sottolineato sopra:"i miei sogni, ciò che mi tiene in vita e mi dà felicità. Lo sento stretto, una alienazione dell'individuo, nel mio caso."
Non è solo un tuo caso a quanto sembra, ma purtroppo, si deve lavorare se, come dice De Andrè, "se non vuoi che il sistema ti pigli per fame. E il sistema sicuro è pigliarti per fame" e quindi per il lavoro si mettono da parte sogni e felicità, questo è il mio caso.

Luca ha detto...

Emilia, condividi appieno la mia affermazione e vedi il lavoro imposto dal sistema (al di fuori del PROPRIO LAVORO) come un'AUTORITA' che mette da parte sogni e felicità, ingredienti che non si amalgamo, ostacolano la formazione delle RECLUTE.
Ma poi nella seconda frase (bella la citazione di De André) stacchi da quel tuo mondo, e prendi il treno del reale, quello in cui si sta stipati per l'affollamento, non ci si può muovere, schiacciati come si è, se non si vuol rischiare di perdere l'equilibrio.
Quel treno sembra essere l'unico mezzo per viaggiare sui binari scomodi della vita. Vale la pena incamminarsi a piedi, cogliendo senza fretta gli aspetti più belli della vita? Vale la pena convivere con intemperie, vale la pena applicarsi per avere le capacità di cogliere al volo quell'unico treno dei sogni-reale?
Il sistema, per non cadere nell'utopia, non va mai sottovalutato. Se ci distraiamo un attimo ci bracca. Ma l'ingegno ci permette d'aggirarlo e sfruttarlo in quel suo orribile essere limitato/limitante.

"ognuno vada dove vuole andare, ognuno invecchi come gli pare, ma non raccontare a me che cos'è la libertà...non sai che ci vuole scienza, ci vuol costanza ad invecchiare senza maturità".
Guccini, Quattro Stracci.

Emilia ha detto...

la tua analisi è perfetta!
a volte il treno scomodo passa e lo si prende senza pensare, senza guardare i propri sogni e i propri obbiettivi, lo si vede passare e si salta su pensando che sia la decisione giusta e credendo che non ne passano più di simili...
io così mi sono ritrovata nel mio nuovo lavoro, essendo che ho "bisogno" di lavorare e capitata l'occasione di un buon lavoro non ho potuto rifiutare e quindi ho rinunciato al mio Sogno e abbracciato la mia realtà, rassegnandomi ad essa...

bellissima la citazione di Guccini...

Lella ha detto...

Salve Emilia, è un po' che guardo il tuo blog e lo trovo molto interessante. Sai che abbiamo molti punti in comune:
1) mi piace da morire stare nella mia stanza: lì davvero mi sento libera, e anche se è piccola, piena di cose, anche un po' scomoda, mi sento libera!
2) faccio un lavoro simile al tuo (contabilità, dichiarazioni dei redditi, ecc. ecc.) anch'io non per scelta, ma perché ho preso il treno che mi passava accanto (come dice Luca) perché non sapevo se ne sarebbe passato un altro, e anche come sarebbe stato il successivo!
in realtà gli studi che ho fatto mi hanno portato lì... anche se anche per me è sempre complesso comunque l'aggiornamento!
Comunque se posso aiutarti in qualcosa sono felice di farlo.
Anch'io mi sento portata per altre cose, quindi non ho troncato le ali a tutto il resto, anzi!
Poi ho capito che anche il lavoro non era che mi portasse via un pezzo di vita, dipendeva da me: ho cercato di dare un senso anche alle ore passate sui bilanci e scoperto che anche in quelle ore "vivo", non le considero più ore strappate alla vita. E questo vale anche per tante altre cose.
Indipendentemente dalla situazione in cui mi trovo, la vita la posso tenere in mano io, non subirla o sentirmela strappata.
Un amico mi aiutato a capire questo.

"Gli amici sono angeli che ci sollevano da terra quando abbiamo problemi ricordandoci come volare".
(non ricordo l'autore!)
Ciao, ciao!

Emilia ha detto...

Grazie mille...
posso chiamarti collega :)
e benvenuta nelLa Mia stanza...
continua a visitarmi, ne sarò felicissima...

Lella ha detto...

Grazie Emilia collega carissima!
Come vedi sono venuta di nuovo a trovarti. Se hai voglia vieni a trovarmi anche tu nei miei blog... sono la sorella di una che conosci... capirai presto!

Intanto ti regalo una poesia di
Rabindranath Tagore:

Nessuno sa di dove viene il sonno
che aleggia sugli occhi dei bambini?
Si. Si dice che abiti laggiù,
in un villaggio incantato, dove,
tra le ombre d'una fitta foresta
fiocamente illuminata dalle lucciole,
splendidi pendono due timidi fiori.
Ecco di dove viene il sonno
a baciare il sonno dei bambini.

Nessuno sa dove nacque il sorriso
che ondeggia sulle labbra dei bambini
che dormono?
Si, si dice che un giovane
pallido raggio di luna crescente
abbia sfiorato il lembo
d'una leggera nuvola autunnale;
e così, nel sogno di un mattino
bagnato di rugiada, per la prima
volta nacque il sorriso che ondeggia
sulle labbra dei bambini che dormono.

Nessuno sa dove a lungo nascose
la dolce e tenera freschezza
che fiorisce sulle membra dei bambini?
Si. Quando la madre era ancor giovinetta,
la portava nel cuore colmo del mistero
delicato e silenzioso dell'amore:
là sbocciò la dolce e tenera freschezza
che fiorisce sulle membra dei bambini.

Ciao ciao! :-))

Anonimo ha detto...

AH, sei la sorella di Lucia...:-D
piacere di conoscerti...
grazie per questa poesia, davvero molto bella...
appena ho un pochino di tempo in più (ora sono a lavoro) mi faccio un giretto sul tuo Blog, che ho già visitato in precedenza dopo invito di tua sorella e se a te fa piacere inserisco il link tra gli altri blog, dove ho già quello di tua sorella...
grazie ancora
ciao