lunedì 1 settembre 2008
De Andrè...
...e per tutti il dolore degli altri
è dolore a metà...
...si accontenta di cause leggere
la guerra del cuore...
...che dev'esserci un modo di vivere senza dolore
una corsa degli occhi negli occhi
a scoprire che invece
è soltanto un riposo del vento
un odiare a metà...
sabato 15 marzo 2008
Penso che...
"Questo potrebbe essere il paradiso ma potrebbe anche essere l'inferno"
lunedì 24 settembre 2007
Mastica e sputa
«Mastica e sputa da una parte il miele
mastica e sputa dall'altra la cera
mastica e sputa prima che venga neve»"De Andrè - Ho Visto Nina Volare"
mercoledì 19 settembre 2007
Il Santo Graal
"All'inizio della nostra ricerca non sapevamo esattamente che cosa stavamo cercando - anzi, non sapevamo neppure che cosa avevamo sotto gli occhi. Non avevamo teorie e non facevamo ipotesi: non eravamo partiti con lo scopo di provare qualcosa. Al contrario, stavamo semplicemente cercando di trovare spiegazioni di un piccolo, bizzarro enigma della fine del secolo XIX. Le conclusioni che finimmo per raggiungere non erano prestabilite. Ci arrivammo passo a passo, come se le prove che andavamo accumulando avessero un loro spirito d'iniziativa e ci guidassero.
Eravamo convinti, in principio, di trovarci alle prese con un mistero locale - senza dubbio avvincente, ma di portata sostanzialmente limitata, circoscritta a un paesino della Francia meridionale. All'inizio pensavamo che il mistero, sebbene coinvolgesse molti affascinanti fattori storici, avesse un interesse soprattutto accademico. Credevamo che la nostra indagine potesse contribuire a illuminare certi aspetti della storia dell'Occidente; ma non prevedevamo certo che imponesse di riscriverli completamente. E meno ancora potevamo prevedere che quanto avremmo scoperto avrebbe avuto un autentico interesse contemporaneo, addirittura un interesse esplosivo. [...]""Michael Baigent, Richard Leigh,
Henry Lincoln"
domenica 20 maggio 2007
La Forza della Ragione
"Stavolta non mi appello alla rabbia, all'orgoglio, alla passione. Mi appello alla Ragione. E insieme a Mastro Cecco che di nuovo sale sul rogo acceso dall'irragionevolezza ti dico: bisogna ritrovare la Forza della Ragione.""Oriana Fallaci"
sabato 19 maggio 2007
Amori
Via dal mio cuore stanco, vergognoso amore!
Si, mi sono ormai liberato e sottratto alle catene,
e ciò che non mi vergognai di sopportare, mi vergogno di aver sopportato.
Ho vinto e calpesto l'amore sconfitto;
il mio capo ha messo le corna, benché tardi.
Persevera e resisti, un giorno questo dolore ti gioverà:
spesso un succo amaro ha giovato agli infermi.
Dunque ho sofferto, respinto così spesso dalla tua porta,
che il mio corpo di uomo libero giacesse sulla dura terra?
Dunque per uno qualsiasi, tenuto stretto fra le tue braccia,
ho vegliato come uno schiavo, davanti alla casa serrata?
Ho visto l'amante uscire stremato dalla tua porta,
con i fianchi sfiniti e ormai privi di energia.
Ma ciò è meno grave dell'essere stato visto da lui.
Accada ai miei nemici tale vergogna!
Quando mai non ti sono stato pazientemente attaccato al fianco,
io tuo custode, marito e compagno? Sì,
anche agli altri piacevi perché ti accompagnavo io:
il nostro amore fu a molti causa di amore.
Perché ricordare le turpi menzogne della tua lingua falsa,
e gli Dei spergiurati a mio danno? Perché ricordare
i cenni silenziosi dei giovani durante i conviti
e le parole scambiate dissimulandole sotto segni convenzionali?
Mi avevano detto che eri malata: mi precipitai forsennato;
arrivai, e per il mio rivale non eri malata.
Ho resistito a sopportare questo e altro che taccio.
Cercane un altro che voglia sopportare in mia vece questi affronti.
Ormai la mia nave adorna della corona votiva
ascolta noncurante le gonfie onde del mare.
Smetti di sprecare carezze e parole in passato potenti:
non sono più lo stolto che ero prima.
Lottano e tendono in opposte direzioni il mio cuore insicuro
amore e odio, ma penso che vincerà l'amore.
Odierò, se potrò, altrimenti amerò mio malgrado:
neanche il toro ama il giogo, ma porta ciò che odia.
Fuggo dalla perfidia, dalla fuga mi richiama la bellezza;
detesto la perversità dei costumi, ma amo il tuo corpo:
così non posso vivere né senza di te né con te,
e mi sembra di essere inconsapevole dei miei desideri.
Vorrei che fossi meno bella o meno malvagia:
non si addice a così perversi costumi tanta bellezza.
Le tue azioni meritano l'odio. il tuo volto strappa l'amore.
Me infelice, ella è più forte dei suoi vizi.
Perdona per i comuni diritti del nostro letto,
per tutti gli Dei che spesso ti di offrono perché tu li inganni,
per il tuo volto che per me è come una grande divinità,
per i tuoi occhi che hanno affascinato i miei!
Comunque sarai, sarai sempre mia; soltanto scegli
se vuoi che anch'io ti voglia amare o vi sia costretto.
Preferirei veleggiare con venti propizi,
così d'amarti per consenso e non per forza.
giovedì 12 aprile 2007
Amori
i materassi, e le coperte non hanno posa sul letto,
e ho trascorso insonne la notte quanto essa è lunga
e mi dolgono stremate le ossa del corpo tormentato?
Infatti, penso, se fossi travagliato da qualche amore,
lo saprei, oppure entra e duole astuto con arte segreta?
e Amore, crudele padrone, mi ha sconvolto il petto.
Devo cedere, o lottando accendere un fuoco improvviso?
Cediamo: il peso si allevia se lo si porta rassegnati.
Ho visto scuotere una fiaccola, le fiamme accrescersi
agitate, e di nuovo, se nessuno le scuote, morire.
Sopportando percosse più numerose i buoi che riluttano il primo gioco,
di quelli cui piace l'uso dell'aratro.
Il cavallo ribelle si rompe la bocca sul morso lupato
sente meno il freno l'avvezzo ai finimenti.
Con molto maggiore asprezza e crudeltà Amore incalza i restii,
di quelli che riconoscono di esserne schiavi.
Ecco, confesso, sono una tua nuova preda, Cupido;
porgo le braccia vinte alla tua discrezione.
Non serve guerra: ti chiedo tregua e pace, non avrai
gloria con le armi, sarò un vinto inerme.
Intreccia la chioma con mirto, appariglia le materne colombe;
il degno carro lo darà il tuo stesso padrigno.
Ti ergerai sul carro dorato mentre il popolo acclama
il trionfo, e guiderai con maestria gli uccelli aggiogati.
Dietro verranno i giovani prigionieri e le fanciulle prigioniere:
questo corteo ti sarà magnifico trionfo.
Anch'io, preda recente, avrò la ferita inferta di recente,
e porterò le nuove catene con l'animo del prigioniero.
Sfilerà Mens Bona, avvinte le mani sul dorso,
e il Pudore e chiunque contrasti gli esercizi di Amore.
Tutta la turba ti temerà e tendendo a te
le braccia, "Evviva", canterà a voce spietata.
Ti faranno corteggio le Blandizie, l'Errore, la Follia, schiera
che tiene dietro assidua alle tue apparizioni.
Con questi soldati vinci gli uomini e gli dèi:
se ti venga meno questo aiuto sarai nudo.
Lieta dalla vetta dell'Olimpo, la madre applaudirà il tuo trionfo
e ti cospargerà le guance delle rose che tiene accanto.
Tu con le ali e i capelli cosparsi di variegate gemme,
andrai su ruote d'oro, dorato tu stesso.
Persino allora, se ti conosco bene, arderai non pochi,
persino allora passando infliggerai ferite numerose;
non riescono a posare le frecce, anche se lo desideri;
la fiamma impetuosa brucia chi le sta vicino.
Tale era Bacco, domata la terra del Gange,
tu trascinato da uccelli, egli da tigri.
Dunque potendo io essere parte del tuo sacro trionfo,
non sprecare la tua potenza su di me, o vincitore!
Guarda le armi fortunate del tuo consaguineo Cesare:
con la mano con cui vinse protegge i vinti.
martedì 20 marzo 2007
Amori
che mi sia così spesso supremo desiderio morire.
Il mio desiderio è morire, quando ricordo che mi hai tradito,
donna nata, ahimè, per mia eterna sventura.
Non mi svelano il tuo comportamento lettere scritte di nascosto,
non ti accusano doni fatti a te furtivamente.
Oh, potessi argomentare così da non poter vincere!
Me infelice, perché la mia causa è così buona?
Felice chi osa difendere con energia la propria amata,
al quale l'amica può dire: "Non ho fatto nulla".
Ha il cuore di ferro e troppo indulge al proprio dolore
chi vuole ottenere sulla colpevole una vittoria cruenta.
Io stesso, sventurato, vidi, sobrio tra i vini della mensa,
mentre credevi che dormissi, i vostri misfatti.
Vi ho visto dirvi molte cose con il moto delle sopracciglia,
i vostri cenni eloquenti erano come viva voce.
I tuoi occhi non tacquero, scrivesti col vino sulla tavola,
poi formasti anche qualche lettera con le dita.
Compresi il discorso che dice ciò che non sembra dire,
e parole costrette ad assumere significati convenuti.
E già la folla dei commensali se n'era andata,
eccetto alcuni pochi giovani sepolti nel sonno.
Allora davvero vi vidi scambiarvi baci colpevoli
(scorsi chiaramente che erano dati con la lingua),
non quali la sorella darebbe al casto fratello,
ma quali la tenera amica dà all'uomo
che la desidera. Quali non è credibile dia Diana a Febo,
ma quali Venere diede spesso al suo Marte.
"Che fai?" esclamai "dove distribuisci queste delizie
dovute a me? Porrò le mie mani su di te
a tutela del mio diritto. Abbiamo in comune queste gioie.
Perché tra esse s'insinua una terza persona?"
Queste le mie parole; il dolore le dettò alla lingua,
e un pudore purpureo si diffuse sulle guance consapevoli.
Come tenue rosseggia il cielo ai colori della sposa
di Titono, o una fanciulla allo sguardo del nuovo fidanzato,
quali rifulgono le rose nel corteggio dei loro gigli,
o la luna quando si eclissa per incantesimo dei cavalli,
o l'avorio assirio che le donne della Meomia colorano,
affinché con il trascorrere degli anni non possa ingiallire:
questo, o uno similissimo a un altro di questi colori,
il colore di lei, e mai forse mi parve più bella.
Guardava in terra: guardare in terra le donava.
Era mesta in volto; anche la mestizia le donava.
Ebbi l'impeto di avventarmi ai suoi capelli com'erano,
ben pettinati, e lacerarglieli insieme alle tenere gote.
Alla vista della sua bellezza le forti braccia
mi caddero. La mia donna fu difesa dalle sue armi.
Poc'anzi feroce, divenni supplichevole, e per primo le chiesi
di darmi baci non peggiori che all'altro. Rise,
e con slancio me ne diede ottimi, quali potrebbero far cadere
la folgore trisulca dalle mani di Giove irato.
Mi tormento infelice che l'altro ne abbia avuti così sapidi,
e voglio che quelli siano stati di qualità diversa.
Per di più questi furono molto più voluttuosi di quelli
che le avevo insegnato, e mi parve che avesse appreso
qualcosa di nuovo. E' male che mi fossero piaciuti troppo:
ricevemmo reciprocamente la lingua fra le nostre labbra.
Tuttavia non mi dolgo solo di questo, non mi lagno dei baci
penetranti, anche se dei baci penetranti mi lagno:
essi non potevano essere appresi se non a letto.
Non so qual maestro ha ricevuto una ricompensa così grande.
"Ovidio" Amori - Libro Secondo, capitolo V
martedì 27 febbraio 2007
Il Signore Degli Anelli
Tratto dal libro La Compagnia Dell' Anello di "J.R.R. Tolkien"Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra
Nella Terra di Mordor, dove l' Ombra nera scende.
E Anello per domarli, Un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli,
Nella Terra di Mordor, dove l' Ombra cupa scende
venerdì 23 febbraio 2007
Dante Alighieri
"Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona"Tratto da Divina Commedia, Inferno - Canto 5
venerdì 2 febbraio 2007
La Rabbia e l'Orgoglio
" Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre"
"Oriana Fallaci"
sabato 27 gennaio 2007
Oscar Wilde
"Quando i nostri occhi si incontrarono mi sentii impallidire.
Fui preso da una strana sensazione di terrore.
Mi rendevo conto di trovarmi di fronte a un uomo il cui semplice fascino personale era tale che, se mi fossi lasciato andare, se glielo avessi permesso, avrebbe assorbito in sé la mia vera natura, la mia vera anima, persino la mia arte.
Non voglio influenze esterne nella mia vita."
mercoledì 17 gennaio 2007
Il Gabbiano Jonathan Livingston
"Ciascuno di noi è, in verità, un'immagine del Grande Gabbiano, un'infinita idea di libertà, senza limiti."
"Il Vostro corpo, dalla punta del becco alla coda, dall'una all'altra punta delle ali, non è altro che il vostro pensiero, una forma del vostro pensiero,visibile, concreta. Spezzate le catene che imprigionano il pensiero, e anche il vostro corpo sarà libero."
"Scegliamo il nostro mondo successivo in base a ciò che noi apprendiamo in questo. Se non impari nulla, il mondo di poi sarà identico a quello di prima, con le stesse limitazioni.""Egli imparò a volare, e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare. Scoprì che erano la noia e la paura e la rabbia a rendere così breve la vita di un gabbiano."
"D'ora in poi vivere qui sarà più vario e interessante... Noi avremo una nuova ragione di vita. Ci solleveremo dalle tenebre dell'ignoranza, ci accorgeremo di essere creature di grande intelligenza e abilità. Saremo liberi! Impareremo a volare!"
"Non dar retta ai tuoi occhi, e non credere a quello che vedi. Gli occhi vedono solo ciò che è limitato. Guarda col tuo intelletto, e scopri quello che conosci già, allora imparerai come si vola."
"Richard Bach"
martedì 16 gennaio 2007
Oscar Wilde
" Guardate: la saggezza non mi riuscì di nessun profitto e la filosofia rimane infeconda e gli adagi e le frasi di coloro che tentarono di consolarmi furono come della polvere e della cenere nella mia bocca, ma il ricordo di quel piccolo gesto d'amore, adorabile e silenzioso, ha riaperto per me tutte le fonti della pietà, ha fatto fiorire il deserto come una rosa, m'ha strappato dalla disperazione solitaria dell'esilio per mettermi in armonia col grande cuore ferito e spezzato del mondo.
Quando gli uomini saranno capaci di comprendere non solo quanto quel gesto fu bello, ma pure quale intimo significato ebbe per me e quale valore avrà per me sempre, allora forse essi sapranno in che modo e in quale stato d'animo mi devono avvicinare"