sabato 19 maggio 2007

Amori

Molto e a lungo ho sopportato; i tuoi difetti hanno vinto la mia pazienza.
Via dal mio cuore stanco, vergognoso amore!
Si, mi sono ormai liberato e sottratto alle catene,
e ciò che non mi vergognai di sopportare, mi vergogno di aver sopportato.
Ho vinto e calpesto l'amore sconfitto;
il mio capo ha messo le corna, benché tardi.
Persevera e resisti, un giorno questo dolore ti gioverà:
spesso un succo amaro ha giovato agli infermi.
Dunque ho sofferto, respinto così spesso dalla tua porta,
che il mio corpo di uomo libero giacesse sulla dura terra?
Dunque per uno qualsiasi, tenuto stretto fra le tue braccia,
ho vegliato come uno schiavo, davanti alla casa serrata?
Ho visto l'amante uscire stremato dalla tua porta,
con i fianchi sfiniti e ormai privi di energia.
Ma ciò è meno grave dell'essere stato visto da lui.
Accada ai miei nemici tale vergogna!
Quando mai non ti sono stato pazientemente attaccato al fianco,
io tuo custode, marito e compagno? Sì,
anche agli altri piacevi perché ti accompagnavo io:
il nostro amore fu a molti causa di amore.
Perché ricordare le turpi menzogne della tua lingua falsa,
e gli Dei spergiurati a mio danno? Perché ricordare
i cenni silenziosi dei giovani durante i conviti
e le parole scambiate dissimulandole sotto segni convenzionali?
Mi avevano detto che eri malata: mi precipitai forsennato;
arrivai, e per il mio rivale non eri malata.
Ho resistito a sopportare questo e altro che taccio.
Cercane un altro che voglia sopportare in mia vece questi affronti.
Ormai la mia nave adorna della corona votiva
ascolta noncurante le gonfie onde del mare.
Smetti di sprecare carezze e parole in passato potenti:
non sono più lo stolto che ero prima.
Lottano e tendono in opposte direzioni il mio cuore insicuro
amore e odio, ma penso che vincerà l'amore.
Odierò, se potrò, altrimenti amerò mio malgrado:
neanche il toro ama il giogo, ma porta ciò che odia.
Fuggo dalla perfidia, dalla fuga mi richiama la bellezza;
detesto la perversità dei costumi, ma amo il tuo corpo:
così non posso vivere né senza di te né con te,
e mi sembra di essere inconsapevole dei miei desideri.
Vorrei che fossi meno bella o meno malvagia:
non si addice a così perversi costumi tanta bellezza.
Le tue azioni meritano l'odio. il tuo volto strappa l'amore.
Me infelice, ella è più forte dei suoi vizi.
Perdona per i comuni diritti del nostro letto,
per tutti gli Dei che spesso ti di offrono perché tu li inganni,
per il tuo volto che per me è come una grande divinità,
per i tuoi occhi che hanno affascinato i miei!
Comunque sarai, sarai sempre mia; soltanto scegli
se vuoi che anch'io ti voglia amare o vi sia costretto.
Preferirei veleggiare con venti propizi,
così d'amarti per consenso e non per forza.
"Ovidio" Amori - Libro Terzo, capitolo XI

2 commenti:

Uomo Distrutto ha detto...

ovidio...
che bello

Emilia ha detto...

in questi libri, Amori, sembra davvero un Uomo Distrutto!
non trovi?